Cos’è un gioco di ruolo?

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Immagina di vestire i panni di James Bond, il famoso agente 007.

Stai inseguendo il cattivo di turno, un pericoloso criminale al servizio della Spectre, sui tetti della città, quando la bella bionda, membro del controspionaggio che si è follemente innamorata di te (oppure no?), scivola e riesce appena in tempo a tenersi sul bordo di un tetto.

Non resisterà a lungo!
Cosa farai, Bond?

Se scegli di inseguire il cattivo, hai deciso che la tua missione è più importante dell’ennesima famme fatale che piomba nella tua vita, spesso tentando attivamente di accorciarla.
Insegui il tuo avversario fino a un vicolo cieco dove, in uno scontro disarmato, riesci a metterlo K.O. 
Cosa deciderai di farne? Lo ucciderai? Lo legherai e lo porterai con te? Lo lascerai andare? Chiamerai la polizia? Gli dichiarerai il tuo amore segreto?

Tutte queste scelte e ogni altra opzione che ti venga in mente è possibile, perché questo… è un gioco di ruolo!

Il cast di Stranger Things gioca a Dungeons & Dragons, il gioco di ruolo più famoso senza alcun dubbio

“Si ma… cos’è un gioco di ruolo?”

Vi sarà capitato molte volte di dover spiegare ai vostri amici “cosa sia un gioco di ruolo”.
Oppure, voi stessi, se siete (ancora) fuori dall’hobby, potreste incappare in questo articolo perché vi siete chiesti cosa sia un gioco di ruolo, o perché qualcuno vi ha passato questo link.
Cerchiamo dunque assieme di rispondere a questo quesito…

Ogni gioco di ruolo (visto che ce ne sono molteplici, esattamente come esistono molti videogiochi, giochi da tavolo, film, libri o brani musicali assai differenti tra loro) propone un’esperienza specifica che può attirare o meno.
Alcuni possibili approcci, in base all’esperienza e ai gusti delle persone, potrebbero essere:

“É come un gioco da tavolo, ma ciascuno interpreta un personaggio e puoi scegliere cosa fare liberamente”

“É come il teatro, ma invece che il copione ci sono delle regole che permettono di scrivere la storia sul momento”

“É come un videogioco RPG però la storia non è predefinita, puoi agire liberamente e le azioni vengono gestite con (dadi, carte…)”

Ma cosa hanno in comune queste spiegazioni?

“Facciamo finta che”

Uno degli approcci più pratici che ho visto per rispondere a questa domanda è:

“Ti ricordi quando da bambino giocavi a FACCIAMO FINTA CHE?

I bambini che “fanno finta che” siano personaggi differenti stanno facendo, di fatto, una specie di versione primitiva del gioco di ruolo (vedremo a breve in cosa essa sia deficitaria).

CERTO, raramente qualcuno che abbia raggiunto la pubertà sprizzerebbe di gioia all’idea di una persona amica che gli proponga di “venire a giocare a FACCIAMO FINTA CHE”.
Questo perché noi associamo questo tipo di gioco a un approccio infantile, sentimento che, fino a pochi anni fa, veniva facilmente associato dagli esterni a tutto l’hobby stesso del gioco di ruolo.

Tuttavia, negli ultimi anni, l’idea del passare il tempo mediante un gioco (tanto elettronico quanto da tavolo) è stata finalmente sdoganata anche per gli adulti e numerosi medium hanno portato i giochi di ruolo alla ribalta.

C’è da dire che, se vi venisse proposto un gioco da tavolo, difficilmente provereste lo stesso sentore di infantilismo “FACCIAMO FINTA CHE”: questo perché un gioco da tavolo ha una cosa che “FACCIAMO FINTA CHE” non ha.

Le regole!

L’esempio di James Bond

Immaginiamo, per un attimo, che Sean Connery non sia l’attore che interpreta James Bond nei film di 007, ma che sia invece il giocatore che interpreta James Bond nel gioco di ruolo di 007.

Dove, nei film di 007, James Bond agisce seguendo un copione, in un gioco di ruolo esso sarebbe libero di compiere scelte come salvare la bond girl o inseguire il cattivo.

Dove però altri giochi permettono queste scelte, la specifica caratteristica dei giochi di ruolo è la capacità di permettere ai personaggi di agire in maniera emergente, ovvero non predeterminata.

Torniamo dunque all’esempio a inizio articolo: cosa farà Bond del cattivo?

Entro le regole del gioco, ciascuna delle scelte elencate e ogni altra opzione che vi venga in mente è legittima: in base a ciò che Sean Connery deciderà, il giocatore che “gestisce” il cattivo racconterà di come esso reagisca alla scelta di 007. Cercherà di fuggire? O cercherà di attirare James Bond in una trappola? Oppure si arrenderà? Oppure deciderà di togliersi la vita?
Anche stavolta la scelta non è predeterminata (anche perché non può sapere prima cosa deciderà Sean Connery, visto che anche quest’ultimo deciderà sul momento come agire e potrà sempre optare per una scelta non prevedibile).

Ora, è importante ancora una volta specificare che questo è vero entro le regole del gioco: magari, nel vostro gioco, 007 non può inseguire il cattivo E salvare la bond girl, ma è costretto a scegliere una delle due.
Oppure può fare entrambe, ma solo se spende un “punto fortuna”.
Oppure può fare entrambe, ma solo se tira un dado e fa 6.
Magari James Bond ha l’abilità speciale “cuore d’oro” e non gli è concesso di uccidere il suo avversario, oppure il gioco prevede che il mood sia “film d’azione per famiglie” e la morte del cattivo deve essere necessariamente ambigua, e così via…

Cos’è un gioco? Play vs Game

Ma perché le regole sono così importanti per distinguere “facciamo finta che” da un gioco di ruolo?

La lingua inglese permette di indicare, sotto quello che noi chiamiamo “gioco”, attività ben differenti che associa normalmente ai termini “play” e “game”.
Il verbo “to play” infatti è esteso a tutta una serie di attività che non siano “strutturate” come dei giochi, ma che prevedano una qualche forma di attività libera: si usa “to play” per il teatro, la musica e anche il gioco libero auto-organizzato dei bambini; secondo qualcuno anche i passatempi come la pesca o i lavoretti manuali potrebbero facilmente rientrare sotto questo ombrello.

Differente invece è la definizione di “game”, il gioco strutturato.
Esistono molteplici definizioni di gioco, ma a me piace particolarmente quella di Caillois, scrittore, sociologo e antropologo francese:

Il gioco è un’attività libera, improduttiva, separata, fittizia, dotata di regole, che vive nell’incertezza.

Se volessimo riflettere sui punti salienti di questa definizione, che può facilmente essere estesa anche a molte attività sportive, vedremo che il gioco per essere tale deve fondamentalmente:

  • Essere un’attività volontaria e distaccata dai propri doveri sociali: nessuno può essere costretto a giocare;
  • Vivere in una dimensione fittizia e separata dalla realtà: quando un gruppo di amici si incontra per giocare a Risiko o a Fifa, essi agiscono come generali e calciatori; le loro imprese e rivalità non hanno un’influenza concreta sulla loro vita, ma esistono unicamente all’interno del gioco, in quello che viene chiamato “il cerchio magico”, dove tutti partono eguali e solo la loro abilità definisce il vincitore, siano essi nella vita ricchi manager o servi della gleba.
  • Essere dotato di regole: qui nasce la grossa differenza con il “play” dei bambini, in quanto ogni gioco strutturato prevede un set di regole che ne definiscono lo svolgimento; nel caso dei videogiochi, queste regole sono intrinseche del mondo del gioco e vengono definite dai programmatori, esattamente come nel mondo reale la fisica ci impedisce di attraversare le pareti.
  • Vive nell’incertezza: dove uno spettacolo teatrale può facilmente seguire tutti i punti precedenti (salvo forse la presenza di regole differenti da “seguire il copione e il regista”), la presenza di un esito non predeterminato definisce fortemente la natura di un gioco che si può vincere, perdere, o “altro”.

Gioco di ruolo: una definizione tecnica

Esattamente come esistono varie definizioni tecniche di gioco (in generale), ne esistono anche di “gioco di ruolo”. Nello specifico, trovo estremamente completa la definizione di Francesco Rugerfred Sedda, un game designer molto “studiato”, che recita così:

Un gioco di ruolo è un gioco nel quale un giocatore interpreta uno o più ruoli fittizi all’interno di un universo narrativo e ha autorità su di esso in maniera emergente.

Riprendiamo il precedente esempio di James Bond.

Innanzi tutto, il ruolo fittizio è quello che si interpreta all’interno del gioco (James Bond), separato da quello del giocatore (Sean Connery)

L’interpretazione del personaggio è immersa in un universo narrativo: all’interno dell’universo di 007, ad esempio, esistono i cattivi della Spectre e James Bond ha una macchina piena di armi letali, mentre chiaramente Sean Connery non è in possesso di tale automobile, non sarebbe comunque autorizzato a usarla nel mondo reale e non passa certo il suo tempo a combattere la Spectre.

Il divario tra lo spettacolo e il gioco di ruolo si ha sull’autorità sull’universo narrativo, la capacità di influenzare la storia con le proprie scelte. Questo senso di autorità è proprio di numerosi giochi, come ad esempio i videogiochi o i librigame, ma essi non forniscono, a differenza del gioco di ruolo, la possibilità di agire in maniera emergente, cioè non predeterminata.

Il gioco può avere meccaniche discrete, cioè regole che fanno scegliere tra un set specifico di opzioni (spendo o non spendo un punto fortuna) ma che producono comunque narrazione emergente (il significato di quel punto fortuna speso viene raccontato in maniera non predeterminata: per esempio posso salvarmi da un’esplosione con un salto triplo carpiato all’indietro… o perché, semplicemente, ero al bar!), oppure possono esistere anche meccaniche non discrete (se per esempio “tiro un dado ogni volta che sono in pericolo”, il concetto stesso di pericolo non è così facilmente incasellabile e soprattutto dipende dalla situazione della fiction e non dagli eventuali “punteggi del personaggio”).
Vedete che, in base al gioco scelto, la libertà d’azione emergente viene incanalata dalle regole e porta un’esperienza differente che trasforma un semplice “FACCIAMO FINTA CHE” in un’esperienza strutturata e interessante ma che offre, al contempo, un’ampia libertà.

Rugefred stesso espande i concetti della sua definizione (in inglese) come segue:

A role-playing game is a game… 

Qui dichiaro che i giochi di ruolo sono una tipologia di gioco. 

… in which a player plays one or more fictional roles… 

Qui dichiaro che in un gioco di ruolo un giocatore ricopre uno o più ruoli. Questi ruoli hanno un’esistenza in fiction. 

… inside a narrative universe… 

L’esistenza in fiction dei ruoli citati precedentemente avviene all’interno di un universo narrativo. Questo può essere tanto ampio come ne Il mondo dell’apocalisse (Apocalypse World) o tanto focalizzato come, ad esempio, “i cinque minuti in cui un paracadutista sta precipitando”, in 180 km/h. 

… and has agency over the narrative universe… 

Qui dichiaro che il giocatore ha autorità (tramite le meccaniche) sull’universo narrativo. 

… in an emergent way. 

Qui dichiaro che la precedentemente citata autorità avviene in modo emergente (in opposizione a un modo discreto). Questo può avvenire anche in caso di meccaniche discrete con esito emergente. 

Per chiarire meglio quest’ultimo punto, faccio alcuni esempi: 

  • RisiKo! ha meccaniche discrete con esito discreto: non è un gioco di ruolo; 
  • Un libro-game ha meccaniche discrete con esito discreto in fiction: non è un gioco di ruolo; 
  • Dungeons & Dragons ha meccaniche a volte discrete a volte emergenti con esito emergente in fiction: è un gioco di ruolo; 
  • Sì, Oscuro Signore! ha meccaniche discrete con esito discreto in gioco, ma emergente in fiction: rientra nei giochi di ruolo.
Aspettando il Giannizzero Nero - 297 Rugerfred e la didattica ludica
Quel bel fusto di Rugerfred

Ma insomma… chi vince?

Alla fine sono molte le maniere in cui possiamo definire un gioco di ruolo, ma spesso uno è l’elemento attorno al quale tutto ruota: quello di creare una narrazione condivisa, tramite lo strumento del dialogo (fisico, scritto o digitale che sia) nelle menti dei giocatori (il cosiddetto “spazio immaginario condiviso”), e permettere di costruire così una storia tutti insieme, senza per forza vincitori né vinti.

Ma GLI ALTRI giochi di ruolo?

Tutta la parte di teoria e definizioni finora proposte funziona molto bene per definire i giochi di ruolo “da tavolo”: quelli che, per capirsi, si giocano attorno a un tavolo (reale o virtuale) usando come unico mezzo il dialogo, la propria fantasia ed eventuali ausili astratti come schede, dadi, pedine e plance.
Essa si estende facilmente anche ai giochi “dal vivo”, i LARP (Live action roleplaying games), nei quali i corpi fisici dei personaggi e le loro azioni sono effettivamente mediati dalla fisicità dei giocatori che devono concretamente camminare, manipolare oggetti e combattere nei panni dei propri personaggi.
Ma che dire dei videogiochi di ruolo? E dei librigame? E i alcuni giochi da tavolo come Descent?

Molti di questi titoli condividono un forte retroterra culturale con i giochi di ruolo da tavolo ma, palesemente, non ricadono nella stessa definizione, essendo ad esempio limitati a una narrazione non emergente.
Allora, come considerarli?
Sono ancora combattuto sulla questione, ma ho avuto un’interessante discussione con un amico sul fatto che il gioco di ruolo consista nel “calarsi” nel ruolo di un personaggio e potrei aver trovato una definizione più ampia, che abbracci giochi differenti.

Si potrebbe considerare gioco di ruolo tutti quei giochi in cui le motivazioni che spingono le azioni dei giocatori non sono le motivazioni dei giocatori, estrinseche dal mondo di gioco, ma quelle dei personaggi, intrinseche in esso ovvero, come direbbero le persone “studiate”, motivazioni diegetiche (che appartengono cioè all’universo narrato, non a quello reale).
Sarà una definizione utile o interessante? Avremo modo di parlarne, in futuro…

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  1. LoShAmAnO

    Articolo molto interessante. La definizione di gioco di ruolo è unargomento che, di norma, genera sempre molte sottotrame e giravolte etc., che si traducono in confusione. Mi sembra tu sia riuscito a rimanere pulito nel definirlo (non so se il termine “pulito” rende l’idea). La definizione di Francesco Rugerfred Sedda non la conoscevo. Grazie

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