La scienza di Assassin’s Creed

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Ad ormai oltre 15 anni dal primo titolo, saga di Assassin’s Creed continua ad affascinarci: lanciarsi dagli edifici con la nostra lama celata ed eliminare il templare di turno da sempre una grande soddisfazione.
Certo, la saga ha avuto dei momenti assai bui, ma la svolta degli ultimi anni ha riportato il titolo a nuove vette di qualità, sebbene si sia allontanato molto dalla filosofia dei primi giochi.
Ma quali misteri scientifici nasconde questa saga? Andiamo a scoprirlo assieme!

3 – Animus e Memoria Epigenetica

Il mondo di Assassin’s Creed non sarebbe lo stesso senza l’onnipresente Animus, una machina in grado di far rivivere alle persone i ricordi dei propri antenati, creata dall’Abstergo, i moderni Templari, per rintracciare antichi manufatti alieni noti come Frutti dell’eden rivivendo le vite degli uomini e delle donne che li hanno incontrati nel passato.

L’animus

Dai giochi si evince che questa macchina si basa su una qualche tipo di memoria genetica che si propaga attraverso le generazioni, mantenendo le informazioni sulla vita dei nostri antenati.
Questa spiegazione è decisamente fantasiosa: il nostro DNA è pressoché immutabile e unicamente definito dai gameti dei nostri genitori.
Sebbene le mutazioni genetiche esistano, si tratta di eventi casuali o legati a particolari situazioni (come l’esposizione alle radiazioni) e comunque svincolati dalla nostra esperienza del mondo.
Tuttavia, esistono sono alcuni tratti che possono essere lievemente ereditati, a causa ad esempio di questioni chimiche o ambientali, senza che venga alterato il DNA: lo studio di questi tratti è l’Epigenetica.
Questi tratti riguardano non il genotipo, ovvero la struttura stessa del DNA, ma il fenotipo, ovvero la maniera in cui esso è espresso: è come dire che a partire da un ramo, che ha una struttura generale specifica e una determinata consistenza materiale, è possibile ottenere oggetti diversi. La struttura del ramo non viene alterata, ma cambia la maniera in cui appare.

Fig. 1
Il fenotipo è definito dalla genetica e dall’ambiente

Durante uno studio del 2014, alcuni topi sono stati addestrati a riconoscere come pericolose le situazioni associate a un particolare odore: due generazioni dopo, i loro “nipoti” di irrequietezza al sentire lo stesso odore, pur non avendolo mai sentito prima.
L’esperienza dei primi topi, infatti, aveva modificato la risposta nervosa allo stimolo abbastanza da modificare il fenotipo del topo, facendo passare questo tratto alle generazioni successive.
Allo stesso modo, uno studio sui figli di alcuni ebrei che avevano avuto esperienze traumatiche durante la seconda guerra mondiale ha mostrato alcune caratteristiche comuni e non presenti, ad esempio, in altri ebrei della loro generazione i cui genitori non avevano vissuto tali problemi.
Si tratta comunque di tratti piuttosto generici e una memoria epigenetica in grado di mantenere informazioni sulla vita di un nostro lontano antenato è comunque una posizione molto fantasiosa: tali modifiche hanno effetti a livello molto più basilare e inoltre tendono a sparire nel giro di poche generazioni.

2 – Un Colpo alle Spalle

Che sia per le vie di Damasco, di Venezia o di Londra, il nostro Assassino è sempre pronto a sgusciare dall’oscurità dietro a qualche Templare, colpendolo alle spalle con la sua Lama Celata e mandandolo immediatamente al creatore.
Ma una pugnalata alle spalle può effettivamente uccidere con questa rapidità?
Un affondo con una lama dalla schiena può virtualmente raggiungere molti punti vitali: una ferita agli organi interni può essere sicuramente letale, ma è molto improbabile che lo sia immediatamente.
Perfino un polmone perforato non ucciderà istantaneamente il bersaglio ne gli impedirà di urlare (pur togliendogli un po’ di fiato e molta fatica).
Ovviamente un attacco alle spalle può anche colpire la spina dorsale, condannando il soggetto a danni permanenti, ma anche in questo caso l’attacco difficilmente ucciderà il bersaglio sul colpo e potrebbe anche ferirlo solo lievemente, essendo la spina relativamente robusta.

Continua a guardare di la e potrebbe essere il tuo giorno fortunato…

Ma allora come può un Assassino mettere fuori uso rapidamente i suoi nemici in maniera silenziosa?
In molto capitoli della saga il nostro eroe, ancora privo di lama celata, può soffocare da dietro i propri avversari a mani nude, rendendoli incoscienti in pochi secondi.
Questa tecnica esiste nella realtà e permette  di far perdere conoscenza a una persona in un tempo che varia da persona a persona, in genere tra i 5 e i 30 secondi.
Esistono versioni differenti di questa presa che ostruiscono le vie aeree, di fatto soffocando il malcapitato, o le arterie, fermando l’afflusso di sangue al cervello: in questo caso, per tempi di strangolamento sufficientemente brevi, l’effetto può essere non letale.
Si tratta comunque di tempi lunghi per un attacco e le persone, se stordite, riacquisiscono conoscenza rapidamente. 
Quali alternative ha dunque il nostro eroe?

Una “Mata Leone”, classica presa di sottomissione in grado di interrompere l’afflusso di sangue al cervello e mettere K.O. un bersaglio

A quanto pare chi ha studiato seriamente le tecniche di combattimento disarmato per mettere a tappeto l’avversario insegna che alcuni tipi di impatto sono molti efficaci per far perdere conoscenza all’avversario.
Le zone che, come già detto, fanno perdere afflusso di sangue e ossigeno al cervello possono essere colpite con forza per ottenere un effetto simile in maniera istantanea: inoltre una botta molto forte alla testa può far perdere conoscenza anche per lungo tempo.
Questo accade perché il nostro cervello, contenuto nella scatola cranica, non è perfettamente rigido e fissato ma, grazie anche alla sua consistenza, è in grado di subire movimenti: si tratta in realtà di una cosa positiva per la sua salvaguardia.
Tuttavia se il cervello subisce un’accelerazione sufficientemente elevata, essa può provocare danni al che possono essere molto gravi, perfino letali, oppure solo temporanei ma sufficienti per far si che il cervello attivi una modalità di “standby” e faccia svenire la persona per poter ripristinare con calma la sua condizione iniziale.
Questo tipo di svenimento avviene se si prendono botte sufficientemente forti alla testa e può accadere in alcuni sport come la boxe, con il famoso gancio alla mandibola.
In particolare c’è una zona abbastanza suscettibile e relativamente scoperta del cervello, chiamata cervelletto, che si trova nel retro della testa, subito sopra la colonna dorsale: questo organo si occupa dei centri dell’equilibrio, del respiro e della veglia.
Si tratta di una zona ideale da colpire per ottenere questo effetto se si riesce a sorprendere un nemico alle spalle.
Un colpo al cervelletto può essere letale o lasciare l’avversario stordito per molto tempo, dunque non si tratta di un colpo “sicuro” per chi lo subisce, ma è indubbiamente uno dei metodi più rapidi e immediati.
Dunque la soluzione migliore per un Assassino è prendere esempio da Garrett, il maestro ladro della serie di Thief, e portarsi sempre dietro un pesante manganello da dare dietro la testa al povero malcapitato.

“Hello there!”

1 – Il Salto della Fede

Parlando di accelerazione, arriviamo infine alla ciliegina sulla torta.
Tutti noi conosciamo bene il Salto della fede: il nostro assassino si lancia da luoghi elevatissimi, come il faro di Alessandria in Assassin’s Creed: Origins, e atterra inerme su un oggetto morbido (di solito un mucchio di paglia).
Un corpo lasciato cadere acquisisce una velocità di circa 9.81 metri al secondo ogni secondo di caduta, diventando sempre più veloce, e ovviamente tale velocità aumenta con l’altezza, raddoppiando ogni volta che l’altezza quadruplica: ad esempio cadendo a 2 metri la velocità al suolo è di circa 6 metri al secondo e per arrivare al doppio della velocità (12 metri al secondo) deve cadere da circa 8 metri.
Se poi mettiamo in conto anche l’attrito con l’aria, che aumenta gradualmente con la velocità, il corpo continua ad accelerare fino a una velocità massima detta velocità terminale: per un uomo adulto che si getta in orizzontale per massimizzare l’attrito dell’aria, si tratta di circa 56 metri al secondo, corrispondente a poco più di 200 km/h. Chiaramente, un impatto a tale velocità è letale.

Un gruppo di ricercatori del dipartimento di Fisica e Astronomia dell’università di Leicester si chiesto da quale altezza possa lanciarsi il nostro assassino per atterrare incolume: in particolare, gli studiosi hanno preso come 25 g (ovvero 25 volte l’accelerazione di gravità sulla terra) un limite tollerabile di decelerazione senza serie ripercussioni e come 100g il limite sopportabile dal corpo, anche a costo di danni importanti.
I risultati, effettuati tramite un calcolo teorico che approssima un pagliericcio a un cubo di un materiale con determinate proprietà elastiche, mostrano che raggiunta la velocità terminale di 200 km/h servirebbero oltre 20 metri di paglia per sopravvivere inermi e circa 5 metri per portare a casa la pelle: un pagliericcio da un metro e mezzo può essere utilizzato per salti fino a 12 metri e potrebbe impedire la morte per altezze fino a 50 metri.
In ogni caso, non ci prendiamo la responsabilità di confermare questi dati e vi invitiamo a lasciare eventuali prove sperimentali ai professionisti.
Queste altezze ovviamente cambiano in caso di salto della fede in acqua, introdotto nei capitoli più recenti.
Qui si possono raggiungere velocità molto maggiori, in quanto il tuffo si effettua in verticale, ma l’acqua può essere anche molto profonda aumentando nettamente lo spazio concesso alla frenata.
I tuffatori professionisti si gettano da altezze intorno ai 25 metri, fino agli incredibili 45 metri dei “La Quebrada Cliff Diversdi Acapulco, che tuttavia, pur essendo professionisti, riportano talvolta lesioni.

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